Fragilità e inadeguatezza tecnologica
GRANDINE COME PIETRE, L’ENNESIMA CATASTROFE IN VENETO
Palle di ghiaccio da 10,12 cm, grandi come pietre, hanno rimbalzato violenti sui terreni, hanno crivellato i muri, hanno fatto esplodere i vetri di case e auto, distrutti i pannelli fotovoltaici. Un’apocalisse in Veneto che non ha risparmiato la provincia di Vicenza: l’epicentro a Tezze sul Brenta. Risparmiato il capoluogo.
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Il caso dei cappotti termoplastici degli edifici
Veneto, l’ultima grana del Superbonus: «Maltempo, cappotti devastati»
Dimitri Canello
23 luglio 2023
Si contano i danni delle devastanti grandinate dei giorni scorsi: «In molti casi si dovrà rifare tutto»
Uno sguardo al cielo, l’altro ai muri, ai tetti, ai pannelli fotovoltaici devastati dalla grandine. Poi ci sono i cappotti termici degli edifici, letteralmente «mitragliati» dai chicchi di ghiaccio arrivati fino a 16 centimetri di diametro, come accaduto nei giorni scorsi a Carmignano di Brenta, nel Padovano.
In questo caso si è di fronte ad un vero e proprio bollettino di guerra, quello che coinvolge tantissimi privati in una regione come il Veneto che ha trainato il business nazionale del 110% con oltre 52mila asseverazioni (il 12,5% del dato nazionale, il secondo in Italia) fra condomini, edifici unifamiliari e unità familiari funzionalmente indipendenti: «In molti casi – spiega Gianmaria Modolo, presidente del Gruppo Costruzioni Cimt – sarà necessario rifare i cappotti di sana pianta. Si dovrà ricostruire completamente rasatura, rete e intonaco, bisogna andare da spigolo a spigolo. Anche i materiali migliori non resistono a un simile bombardamento. La grandine è caduta praticamente in orizzontale, alimentata da venti furiosi e i pezzi di ghiaccio sparati a velocità folli». I materiali più fragili sono stati gravemente danneggiati, ma neppure quelli più resistenti hanno retto l’urto: «Ce ne sono di tanti tipi – prosegue Modolo – quelli in calcio silicato, quelli in lana di roccia e sughero, persino quelli in aerogel, un prodotto che si usa per fabbricare le carlinghe degli aerei. Vengono bucati più facilmente i cappotti in eps (polistirene espanso sinterizzato). Nel Trevigiano c’è stata talmente tanta richiesta di interventi da obbligare chi ha subito danni ad andare fuori provincia perché non ci sono sufficienti addetti disponibili».
Chi non è assicurato
Stando ai dati Ania, in Veneto appena il 35% delle abitazioni possiede tra le garanzie accessorie anche la protezione contro i danni da maltempo. Il che configura una doppia beffa: «I danni – spiega Federico Della Puppa, responsabile area analisi e strategia di Smartland – sono soprattutto dei privati. Chi non è assicurato e dovrà rifare il cappotto non potrà usufruire della detrazione del 50% o del 65%, avendola già utilizzata con il 110%». Per questo motivo al danno si aggiunge una beffa atroce: «I piccoli chicchi – prosegue Della Puppa – per qualsiasi cappotto termico, non sono un problema. Il problema vero è quando dal cielo piovono sassi delle dimensioni di una palla da tennis. Scagliati a 150 all’ora contro il cappotto fanno danni pesantissimi. Secondo la mia esperienza non è una questione di materiali, perché in caso di grandinate violentissime come quelle dei giorni scorsi vengono bucati sia quelli costosi, sia quelli di minore qualità. È evidente che non sia un lavoro fatto male. Qualsiasi materiale ha una soglia di resistenza che, a certe condizioni, viene superata. Per fare un esempio, se un’auto si schianta a 150 all’ora contro un muro, non è che il muro non venga danneggiato. Il principio delle grandinate è esattamente lo stesso». Stime dei danni ai cappotti termici degli edifici, «saranno disponibili soltanto dopo il 4 agosto», fa sapere Luca Soppelsa della Protezione Civile del Veneto.
Cento milioni di euro è una cifra che circola per i danni complessivi da maltempo, ma al momento non è confermata. Nicola Zanfardin, presidente degli Edili di Confartigianato Imprese Padova, traccia un quadro della situazione preciso: «Il danno colpisce duramente tutti – evidenzia – dai privati cittadini allo Stato, fino alle assicurazioni che si trovano a dover rimborsare cifre davvero ingenti. Ho visto con i miei occhi cappotti distrutti, forati, ammaccati. Se i chicchi hanno provocato un foro, ammaccando solo lo strato di rasatura, si può sistemare. Ma teniamo presente che nella maggioranza dei casi si vedrà in modo chiaro che si tratta di un semplice rattoppo. In tanti casi bisognerà rifare tutto da zero, con un grave danno economico per chi non è assicurato. E anche chi è assicurato dovrà spesso farsi carico di una franchigia». Le grandinate peggiori dei giorni scorsi si sono abbattute su Carmignano di Brenta, dove si è registrato il chicco record di ben 16 centimetri di diametro. Gli edifici sono stati letteralmente perforati e gravemente danneggiati: «A Carmignano – sottolinea Zanfardin – abbiamo avuto tre palazzine di appartamenti con gravissimi danni al cappotto. Sono stati demoliti i pannelli fotovoltaici, ci sono tetti completamente distrutti. Con grandinate di queste dimensioni qualsiasi cappotto, anche il più costoso, avrebbe ceduto. Impossibile resistere a un bombardamento simile, anche i cappotti più vecchi, che erano fatti con materiali di una solidità assoluta, sono stati devastati. Mi ha fatto impressione parlare con le persone più anziane del luogo. Tutti sono concordi nel dire che mai in passato erano caduti chicchi di tali dimensioni, è stata una sciagura immane».
I pannelli
Come i cappotti termici, anche i pannelli fotovoltaici hanno subito danni davvero molto ingenti. Ma è guardando all’aspetto complessivo delle case più colpite dalla tempesta che si percepisce chiaramente l’eccezionalità di quanto accaduto. Alcune foto, che lasciano senza parole, valgono più di qualsiasi altro commento o considerazione.
Il caso dei pannelli solari e fotovoltaici
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I tecnici non ci avevano pensato.
Lo spreco, i danni, il nuovo inquinamento
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